Barcellona P.G.: Gioco d’azzardo, ludopatia ed estorsioni. 6 condanne ed un’assoluzione

Si è concluso con sei condanne ed una assoluzione il troncone ordinario del processo scaturito dal rinvio a giudizio, del giugno 2023, davanti al Tribunale di Barcellona (foto in alto), per i presunti fiancheggiatori del gruppo mafioso del rione di San Giovanni di Barcellona. Le accuse, oltre ai reati fine, sono state di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni con le modalità mafiose. Tra i condannati anche l’ex direttore sportivo dell’Igea Virtus GIUSEPPE ACCETTA. Il servizio…

Si è concluso con sei condanne ed una assoluzione il troncone ordinario del processo scaturito dal rinvio a giudizio, del giugno 2023, davanti al Tribunale di Barcellona, disposto dalla Gup del Tribunale di Messina Monia De Francesco, per i presunti fiancheggiatori del gruppo mafioso del rione di San Giovanni di Barcellona, al cui vertice, fino a pochi mesi prima delle misure cautelari eseguite il 16 dicembre 2022, vi sarebbe stato Ottavio Imbesi, deceduto il successivo 21 marzo 2023. Le accuse, oltre ai reati fine, sono state di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni con le modalità mafiose.

La nuova rete era legata esclusivamente al gioco d’azzardo on line, faceva indebitare i clienti ludopatici ed era stata attivata già nel 2018, in occasione dell’ultimo arresto subito dal boss del quartiere. Rete che sarebbe servita per estorcere denaro in maniera apparentemente indolore per le vittime del gioco, attraverso una bisca clandestina on line creata allo scopo di garantire finanziamenti per la difesa dei sodali che finivano in carcere. Coloro che puntavano il denaro sulle scommesse prestavano garanzie di solvibilità, con il rilascio di assegni sui quali venivano riportate solo cifra e firma del titolare del conto corrente. Molti dei sodali bussavano alle porte dei debitori per riscuotere le somme, tra le vittime anche professionisti e il figlio di un noto imprenditore del luogo.

Il collegio giudicante del Tribunale di Barcellona (presidente Antonino Orifici, componenti Noemi Genovese e Mariacristina Polimeni), hanno condannato i barcellonesi Mariano Perdichizzi a 7 anni e 6 mesi di reclusione e 1.600 euro di multa; Salvatore Lunetta a 12 anni di reclusione e 2.500 euro di multa; a Carmelo Imbesi (fratello del defunto Ottavio) inflitti 10 anni e 9 mesi di reclusione e 3.500 euro di multa; per Giuseppe Accetta, in passato direttore sportivo dell’Igea Virtus Barcellona di calcio, condanna a 7 anni e 6 mesi di reclusione e 1.600 euro di multa; Domenico Chiofalo, residente a Bafia, frazione di Catroreale, condanna a 5 anni di reclusione e 1.000 euro di multa; per Tiziana Messina, anch’essa residente a Bafia di Castroreale, condanna a 8 anni e 4 mesi di reclusione e 1.600 euro di multa. I sei imputati hanno ottenuto anche assoluzioni parziali per singoli episodi di estorsione. Ha ottenuto l’assoluzione totale, per un unico capo d’imputazione contestato, Felice D’Angelo, 54 anni, di Barcellona, con la formula più ampia “perché il fatto non costituisce reato”.

LA VICENDA

L’operazione scaturì dalle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina e coinvolse dieci persone alle quali vennero contestati reati per fatti posti in essere nell’hinterland barcellonese tra il 2018 e il 2021. Le indagini permisero di verificare che gli iniziali indagati, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza alla locale “famiglia” mafiosa, costringevano professionisti ed imprenditori locali alla corresponsione di ingenti somme di denaro e di beni di vario genere, utilizzando il consueto pretesto di dover sostenere le spese dei mafiosi detenuti. È stato appurato, in altri casi, che le pretese di denaro si riferivano a debiti contratti con gli esponenti del clan nell’ambito di scommesse on line, effettuate attraverso piattaforme illegali. Le vittime si trovavano ben presto notevolmente esposte e, a seguito di pesanti minacce, costrette ad onorare i debiti o cercare di dilazionare il pagamento corrispondendo ulteriori somme per gli interessi usurai applicati. Particolarmente rilevanti risultarono le investigazioni riguardanti le strategie che permisero di assumere il totale controllo del mercato ortofrutticolo barcellonese sul quale la locale “famiglia” mafiosa agiva imponendo sia le quantità e la qualità della merce da mettere in commercio sia il prezzo; in determinati casi alcuni rivenditori si trovavano costretti ad acquisire merce in quantità superiore a quella richiesta. Le ingenti risorse, provento di attività illecite, venivano reimpiegate per la concessione di prestiti a tasso usuraio o per investimenti immobiliari, come emerso dalle indagini, nel corso delle quali la Polizia di Stato individuò e sottopose a sequestro beni immobili, prodotti finanziari e denaro contante per un valore di oltre 500.000 euro riconducibili al clan mafioso dei “Barcellonesi”.

             g.l.

Edited by, mercoledì 4 dicembre 2024, ore 9,31. 

 

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