E’ stato ricordato nel mese scorso il beato PINO PUGLISI (foto in alto), il parroco antimafia di Brancaccio, ucciso la sera del 15 settembre 1993 davanti alla chiesa di San Gaetano, che guidava da tanti anni. A distanza di 31 anni resta un esempio fulgido per le vecchie e nuove generazioni. Il servizio…
E’ stato ricordato nel mese scorso don Pino Puglisi, il parroco antimafia di Brancaccio, ucciso la sera del 15 settembre 1993 a Palermo davanti alla chiesa di San Gaetano, che guidava da tanti anni.
Padre Pino era nato nel capoluogo regionale nello stesso quartiere dove venne assassinato e, ironia della sorte (non a caso), proprio nel giorno del suo 56° compleanno. E’ stato proclamato beato il 25 maggio 2013 e, nel corso della sua carriera ecclesiastica, è stato sacerdote, educatore e insegnante di matematica e religione.
Il suo esempio maggiore fu quello di educare i giovani e i bambini sottraendoli ai pericoli della strada e alla malavita, più o meno organizzata. Fu martire poiché vittima della mafia.
Cominciò la sua lotta contro la criminalità organizzata proprio nel quartiere di Brancaccio dove svolse l’attività pastorale. Si rivolse ai giovani che, non entrati ancora nella spirale della mafia, avrebbero potuto intravedere nei boss dei miti da imitare. Riuscì a proteggere ragazzi e bambini e allontanarli da loro, in particolare i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, capi del quartiere, legati a Cosa nostra e arrestati nel gennaio 1994.
L’insegnamento che don Pino ha lasciato è stato quello di istruire i giovani ad abbracciare la Croce, amare la vita e la libertà sull’esempio di Gesù Cristo. La sua grande creazione fu la nascita del Centro “Padre Nostro”, sorto e tutt’ora attivo a Brancaccio e che, ancora oggi, si ispira ai suoi valori e che continua ad operare in favore delle fasce più deboli. In questo Centro vengono distribuiti generi alimentari, vestiario, libri, farmaci, così da soddisfare i bisogni primari delle persone in difficoltà. Oltre all’assistenza psicologica rivolta non solo ai minori e agli adolescenti ma anche alle famiglie più povere. Questo eroe dei nostri giorni esclamò, prima di morire, “me l’aspettavo” con un sorriso che ci lascia un grande precetto.
Il suo sacrificio non è stato vano perché è di fondamentale importanza educare i giovani ad una vita onesta e dignitosa. Incoraggiare essi a studiare e ad acculturarsi. Quando si parla di mafia si nominano spesso volti più conosciuti ma quest’uomo che ha operato silenziosamente usò il sorriso e morì in modo rivoluzionario, scompigliò, rovesciò e capovolse con la sua gentilezza la mafia. Il killer che lo freddò a pochi metri di distanza, Giuseppe Grigoli, sicario dei boss del quartiere, si pentì poco dopo l’arresto e chiedendo perdono.
Sonia Lazzaro
Edited by, giovedì 3 ottobre 2024, ore 15,13.