S.Agata Militello: Spaccio, estorsioni, rapina, lesioni. I tre indagati dal carcere ai domiciliari

Il Gip del Tribunale di Patti EUGENIO ALIQUO’, per le cessate esigenze di custodia cautelare, ha concesso gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico ai tre santagatesi arrestati lo scorso 1 giugno dai carabinieri della Stazione di Sant’Agata Militello con le accuse di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, rapina, lesioni aggravate, commesse ai danni di un unico nucleo familiare. Il servizio…

Il Gip del Tribunale di Patti Eugenio Aliquò, su parere del sostituto procuratore Andrea Apollonio, titolare delle indagini, per le cessate esigenze di custodia cautelare, ha concesso gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico ad Andrea Carcione, 30 anni, Salvatore Carcione, 19 anni e Marco Muschio, 39 anni, i tre santagatesi arrestati lo scorso 1 giugno dai carabinieri della Stazione di Sant’Agata Militello con le accuse di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, rapina, lesioni aggravate, commesse ai danni di un unico nucleo familiare, composto da una donna di 43 anni, in condizioni di fragilità e tossicodipendente, il suo convivente ed il padre della stessa. I tre indagati si trovavano rinchiusi nella Casa circondariale “Madia” di Barcellona Pozzo di Gotto.

LA VICENDA

Secondo l’impostazione accusatoria del pm Apollonio, accolta dal Gip Aliquò, i tre indagati dediti allo spaccio di sostante stupefacenti tipo cocaina, annoveravano fra i loro clienti abituali anche una donna, dalla quale pretendevano a titolo di corrispettivo per tali forniture non solo notevoli somme di denaro ma anche, approfittando della situazione di fragilità della ragazza, prestazioni di tipo sessuale (pretese ed ottenute, in particolare, da uno dei tre soggetti indagati).

I tre, nel contempo, al fine di ottenere il saldo dei loro crediti per le forniture di cocaina effettuate nei confronti della 43enne, non esitavano a contattare il padre ed il compagno della stessa affinchè fossero costoro a pagare “i debiti” contratti dalla donna, ricorrendo ad una impressionante serie di minacce, intimidazioni e violenze fisiche.

Il padre della donna, già nel mese di settembre 2023, era stato avvicinato da uno degli indagati, e da costui “avvisato” di un “debito di droga” contratto dalla figlia pari a 300 euro, minacciandolo con frasi del seguente tenore: “…se non mi porti 300 euro facciamo del male a tua figlia. Le spezzo le gambe.”. L’uomo, notevolmente spaventato, temendo per l’incolumità propria e della figlia, provvedeva ad estinguere il “debito”, supplicando di non fornire più alcun tipo di sostanza stupefacente alla donna. Tale ultima richiesta non sortiva alcun effetto, tanto è vero che circa due mesi dopo, nel novembre 2023, il padre della 43enne ed il convivente di costei venivano convocati presso l’abitazione di uno degli indagati, avvisati di un ulteriore “debito di droga” contratto dalla donna, questa volta pari a 700 euro, ed ulteriormente, pesantemente minacciati (“…tua figlia mi deve dare 700 euro, se non me li dà l’ammazzo…”). In quella circostanza il genitore, pur avendo tentato di spiegare come non fosse in condizioni di estinguere il debito in quanto privo di denaro, veniva spintonato, buttato a terra, ripetutamente colpito a calci, pugni e schiaffi, scaraventato dalle scale di quell’abitazione e così sottoposto ad un brutale pestaggio collettivo ad opera di tutti e tre gli indagati; nel frattempo il genero era stato immobilizzato e sospinto contro un muro (“…non ti muovere, tu fatti i fatti tuoi”).

Sempre nella medesima circostanza il malcapitato genitore veniva fatto oggetto di un’altra tassativa “richiesta”, ossia quella di convincere la figlia a “togliere una querela” che costei aveva in precedenza presentato contro uno degli indagati (“…te l’ho detto io di andare dall’avvocato a levare la querela. Fagli levare la querela a tua figlia”). La vittima veniva infine privata del proprio borsello, accuratamente ispezionato alla vana ricerca di denaro, ed ulteriormente minacciata (“ora hai capito chi siamo…”).

A causa delle gravi lesioni subite l’uomo veniva successivamente condotto presso il pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Agata Militello dove gli veniva diagnosticato un “Trauma cranio facciale con ematoma zigomo destro. Frattura transcervicale femore destro”; ricoverato per diversi giorni e sottoposto ad intervento chirurgico, veniva infine dimesso, riportando una prognosi finale superiore a quaranta giorni. In quella circostanza la vittima, ancora fortemente spaventata, aveva dichiarato di essere “caduto dalla macchina”.

Il giorno seguente la brutale aggressione subita dal padre, la donna aveva rimesso la querela, come già detto in precedenza presentata contro uno degli indagati, per una serie di altri comportamenti gravemente molesti posti in essere da costui ai suoi danni. A chiarire i contorni dell’intera vicenda, sono state le successive, concordi dichiarazioni delle persone offese, una volta superati i timori iniziali e convintisi a denunciare i gravi fatti subiti. Il giudice ha osservato in proposito come “…la pervicacia criminale dei prevenuti, la elevatissima pericolosità delle loro condotte, la ostinazione criminosa tradita, l’assenza di qualsivoglia forma di resipiscenza, la spregiudicatezza con la quale hanno posto in essere la brutale e violenta aggressione…rendono i fatti per i quali si procede particolarmente gravi e tradiscono una indole criminale priva di freni inibitori e di qualsivoglia autocontrollo…”.

             Giuseppe Lazzaro

Edited by, mercoledì 17 luglio 2024, ore 10,09. 

(Visited 763 times, 1 visits today)