SALUTE&BENESSERE: TUMORE ALL’UTERO (parte II). CAUSE, PREVENZIONE E CURE

Nella settimanale rubrica “Salute&Benessere”, curata dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, seconda parte, dopo quella di sette giorni fa (vedere archivio), su una delle patologie più pericolose per le donne: il tumore all’utero. Il capitolo è incentrato su cause, prevenzione e cure. Il servizio…

Continuiamo oggi a parlare di tumore all’utero e vediamo insieme quali sono le possibili cause, le cure e la prevenzione di questa patologia che interessa esclusivamente la popolazione femminile.

Benché non si conoscano le cause precise del tumore dell’utero, esistono alcuni fattori in grado di aumentarne il rischio.

L’età, rappresenta sicuramente il principale fattore di rischio. Circa la metà dei casi si verifica in donne di età compresa tra 50 e 69 anni, un 40% in persone di età superiore ai 70 anni e solo raramente riguarda donne più giovani, con un 1% nelle donne di meno di 40 anni.

Altro fattore predisponente è dato dagli alti livelli di estrogeni nel corpo dopo la menopausa, ovvero di quegli ormoni che regolano il sistema riproduttivo femminile, stimolando il rilascio di cellule uovo dalle ovaie. I livelli di estrogeni e progesterone nel corpo di una donna sono in genere bilanciati. Dopo la menopausa, il corpo smette di produrre progesterone, mentre continua ancora a produrre piccole quantità di estrogeni che, stimolando la divisione delle cellule dell’endometrio, possono aumentare il rischio di tumore all’utero.

Il sovrappeso o l’obesità, spesso legati a una dieta troppo ricca di calorie e grassi aumentano rispettivamente di 6 e 3 volte la probabilità di sviluppare questo tipo di tumore rispetto alle donne che hanno un peso normale. Ciò accade a causa degli ormoni estrogeni prodotti nel tessuto adiposo. È, dunque, importante cercare di mantenere il proprio corpo in buona salute controllando periodicamente anche il proprio indice di massa corporea (IMC o BMI).

Le donne che non hanno mai partorito presentano un rischio maggiore di sviluppare un tumore dell’utero. Durante la gravidanza i livelli più alti di progesterone e quelli più bassi di estrogeni aiutano, infatti, a proteggere il rivestimento dell’utero.

L’utilizzo di alcuni farmaci usati nella terapia ormonale per curare il tumore al seno è in grado di stimolare la crescita della mucosa uterina.

Altro fattore di rischio è l’iperinsulinemia, ossia alti livelli di insulina.

La sindrome dell’ovaio micropolicistico (PCOS) potrebbe essere un fattore predisponente e causa, tra l’altro, di alti livelli di estrogeni nel corpo, cisti ovariche, mestruazioni irregolari o leggere o del tutto assenti, problemi di gravidanza, aumento di peso, acne e crescita eccessiva di peli e capelli, ovvero irsutismo.

Anche il diabete di tipo 2, il menarca precoce, la menopausa tardiva, il fumo, l’assunzione di terapia ormonale sostitutiva prolungata a base di soli estrogeni in assenza di ormoni progestinici in grado di azzerare il rischio di comparsa del tumore, precedenti radioterapie nella zona del bacino, esposizione a radiazioni o l’iperplasia endometriale sono fattori di rischio.

È fondamentale accertare la presenza del tumore dell’utero quando è ancora nelle fasi iniziali di sviluppo.

In caso di insolito sanguinamento vaginale, quindi, è opportuno rivolgersi al medico specialista in ginecologia per sottoporsi a una visita ginecologica e a tutti i successivi accertamenti che dovesse ritenere necessari.

Solitamente il medico effettua un’ecografia transvaginale per verificare la presenza di eventuali cambiamenti nello spessore del rivestimento dell’utero che potrebbero essere causati dalla presenza di un polipo o di cellule tumorali. In questi casi, potrebbe essere necessario sottoporsi a ulteriori approfondimenti diagnostici come l’isteroscopia che permette di effettuare una biopsia qualora fosse necessario. Il campione di tessuto viene inviato a un laboratorio per analizzare al microscopio la natura delle cellule epiteliali e l’eventuale presenza di cellule tumorali.

In caso di conferma della presenza di un tumore all’utero, per determinarne lo stadio e verificare l’eventuale diffusione della malattia ai linfonodi o ad altri organi, potrebbe essere necessario eseguire ulteriori indagini che comprendono risonanza magnetica, radiografia, TAC, PET ed esami del sangue.

Tre sono le possibili modalità di cura del tumore dell’utero: chirurgica, chemioterapica e radioterapica, talvolta in associazione.

L’intervento operatorio, a seconda dello stadio e del grado del tumore, è spesso seguito da cicli di radioterapia o chemioterapia al fine di eliminare eventuali cellule tumorali residue.

La percentuale di sopravvivenza è molto alta, quasi il 90% dopo cinque anni dall’insorgenza della malattia. Anche le “ricadute” sono relativamente rare, tra il 3 e il 17% a seconda degli studi.

Per le donne non ancora in menopausa, e specialmente nelle donne più giovani, può essere possibile curare il tumore ricorrendo alla terapia ormonale.

Negli ultimi anni, alcune terapie già utilizzate per il trattamento di altri tumori, si sono dimostrate efficaci anche per il tumore dell’utero. Da citare il bevacizumab, un farmaco che blocca la formazione di nuovi vasi sanguigni nel tessuto tumorale e porta a morte le cellule tumorali, e il pembrolizumab, un anticorpo monoclonale che induce una risposta del sistema immunitario contro le cellule tumorali, risultato efficace nel trattamento del tumore della cervice uterina.

Al termine di ogni ciclo di trattamento, sono previsti controlli medici regolari, esami del sangue e/o ulteriori indagini per analizzare la risposta del tumore alla terapia.

Tra i tumori dell’utero quello alla cervice uterina può essere efficacemente prevenuto sia tramite controlli regolari, sia con la vaccinazione contro il Papillomavirus (vaccino anti-HPV).

In Italia, la diffusione del pap test, che consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero, hanno sicuramente contribuito a ridurre la frequenza del tumore e la mortalità.

Per la prevenzione del tumore dell’endometrio non esistono, invece, strategie specifiche. Alcuni piccoli accorgimenti, però, possono contribuire a limitare il rischio della sua comparsa. Tra questi, seguire una sana alimentazione, cercando di mantenere il proprio peso corporeo nella norma, ed eliminare e curare alcuni fattori di rischio che favoriscono l’insorgenza del tumore dell’utero come diabete, obesità, ipertensione arteriosa. Importante è anche, nel caso si assuma la pillola anticoncezionale o una terapia ormonale sostitutiva dopo la menopausa, sottoporsi a controlli dal proprio medico curante.

Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.

ISABELLA SALVIA

I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.

Edited by, venerdì 31 maggio 2024, ore 18,05. 

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