Pioggia, lacrime, tristezza oggi a Sinagra per l’arrivo del feretro e i funerali svoltisi nel pomeriggio in una chiesa di San Michele Arcangelo stracolma, di VINCENZO FRANCHINA, il tecnico di 35 anni, tra le sette vittime della tragedia sul lavoro di Suviana di una settimana fa. In prima fila anche il sindaco ANTONINO MUSCA (foto in alto sulla sx davanti alla bara) che ha proclamato il lutto cittadino. Molto sentite le parole dell’Arciprete PIETRO PIZZUTO che ha celebrato la funzione. La Procura di Bologna ha aperto una inchiesta per accertare le cause della tragedia. Il servizio…
Il cielo sembrava piangere oggi pomeriggio, con la pioggia tornata sui Nebrodi, in attesa di accogliere l’anima di Vincenzo Franchina. Chiesa Madre di San Michele Arcangelo stracolma per i funerali del giovane tecnico di Sinagra, 35 anni, diplomato perito industriale, una delle sette vittime della tragedia di una settimana fa nell’esplosione di una centrale di Enel Green Power sulle alture dell’Appennino emiliano a Suviana (Bologna).
Come annunciato per il centro nebroideo è stato il giorno del dolore e con il lutto cittadino proclamato dal sindaco Antonino Musca presente in prima fila, sulla sinistra, nel lato accanto ai familiari di Vincenzo.
Il feretro è arrivato stamane direttamente in chiesa ed accolto dai parenti e dai tanti amici, molti dei quali hanno preso un giorno di riposo dal lavoro per salutare l’amato amico Vincenzo per l’ultima volta. In chiesa, piena di gente (molti sono rimasti fuori), presenti anche altri sindaci del comprensorio e una delegazione delle organizzazioni sindacali.
Molto incisiva l’omelia dell’Arciprete Pietro Pizzuto che, oggi, aveva rilasciato una impressione al Tg 5 i cui inviati erano presenti a Sinagra. “Vincenzo era un giovane al quale ti affezionavi subito, con cui entravi subito in sintonia, la sua timidezza innata gli impediva di mettersi al centro dell’attenzione – ha detto padre Pietro -. Era un ragazzo dai modi gentile e affabile con un temperamento mite. Nel dialogo ti lasciava parlare e poi ti rispondeva con atteggiamento accogliente. I pilastri della sua vita erano la famiglia, prima quella di origine, e poi la famiglia che si era era creato con Enza, impreziosita dalla nascita di Tommaso. Altro pilastro di Vincenzo era il legame con la sua terra di origine con le sue secolari tradizioni e poi l’amicizia che ha dato la possibilità di esprimere la sua generosità. Infine il lavoro che non era un semplice obbligo ma una vera ragione di vita: era orgoglioso della posizione che si era conquistato con fatica e con passione. Era attento alla sicurezza sul lavoro e la sua morte ci ha lasciato esterrefatti. Immancabilmente ci deve essere una vita che continua e una resurrezione. Per Vincenzo non ci sarà giustizia se non c’è resurrezione. La sciagura che lo ha colpito sarà annientata solo dalla resurrezione, Vincenzo merita quella giustizia che solo la resurrezione gli potrà dare» ha concluso il parroco.
Al termine, dopo la benedizione della salma, si è consumato l’ultimo viaggio verso il cimitero dove Vincenzo riposerà in eterno. A Sinagra il giovane era tornato l’ultima volta a Pasqua: gli agguati della vita, purtroppo, sono a volte micidiali.
Vincenzo Franchina, sulle cui cause della morte insieme a sei suoi colleghi indaga la Procura di Bologna, lascia la moglie Enza, originaria di Raccuja ed il figlio Tommaso: la coppia viveva a Genova visto che la moglie lavora, da infermiera, al locale ospedale “Gaslini”.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, martedì 16 aprile 2024, ore 18,30.