S.Agata Militello: La morte di Benedetto Vinci, accoltellato dalla fidanzata. La famiglia chiama in causa i medici

Secondo un accertamento tecnico preventivo chiesto dalle parti civili e ordinato dal Tribunale civile di Palermo, il giovane sarebbe morto per un infarto che si sarebbe potuto “intercettare” se i medici avessero effettuato degli accertamenti di rito mai eseguiti. Per questo gli avvocati GIUSEPPE MANCUSO e MASSIMILIANO FABIO, chiamano in causa i medici degli ospedali riuniti “Villa Sofia-Cervello” di Palermo per il decesso di BENEDETTO VINCI (foto in alto), avvenuto a Sant’Agata Militello il 14 marzo 2012 per le conseguenze di una coltellata sferrata, una decina di giorni prima, dalla fidanzata FRANCESCA PICILLI. Il servizio…

Benedetto Vinci, che aveva 24 anni, il 14 marzo 2012, morì a Sant’Agata Militello, nella residenza familiare in via Campidoglio per le conseguenze di una coltellata all’addome sferrata, una decina di giorni prima, dalla sua fidanzata Francesca Picilli che venne condannata definitivamente per omicidio preterintenzionale a 10 anni e 6 mesi di reclusione e che poi ottenne la grazia parziale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma la famiglia di Vinci ora chiama in causa i medici degli ospedali riuniti “Villa Sofia-Cervello” che curarono il giovane dopo il ferimento. Secondo un accertamento tecnico preventivo chiesto dalle parti civili e ordinato dal Tribunale Civile di Palermo, Vinci sarebbe morto per un infarto che si sarebbe potuto “intercettare” se i medici avessero effettuato degli accertamenti di rito mai eseguiti. Il giovane per l’accoltellamento riportò la rottura della coronaria interventricolare anteriore e un infarto.

I consulenti nominati dal Tribunale, i dottori Calogero Comparato e Pierangela Fleres, nella relazione depositata nei giorni scorsi alla Terza sezione civile del Tribunale di Palermo, hanno scritto che «durante la degenza nel reparto di chirurgia toracica dell’ospedale “Cervello” di Palermo, non venne mai eseguito un elettrocardiogramma né venne monitorata la curva di dosaggio della troponina, esami che avrebbero indotto i sanitari ad eseguire ulteriori indagini, e tra queste certamente una coronarografia, che avrebbe permesso di diagnosticare lo pseudoaneurisma della coronaria interventricolare anteriore”. Anche se nella letteratura medica sono stati segnalati pochi casi di rottura coronarica – hanno aggiunto i consulenti nella relazione – i circa dieci giorni intercorsi fra la rottura e lo shock cardiogeno avrebbero consentito agevolmente di studiare il paziente e di sottoporlo a un intervento di by-pass coronarico. In considerazione di tali elementi è possibile ritenere che, qualora fossero state adottate le buone pratiche mediche, Vinci avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza pari al 70%».

Gli avvocati delle parti civili, Giuseppe Mancuso, Salvatore Mancuso e Massimiliano Fabio, istruiranno una causa civile chiamando in causa gli ospedali riuniti “Villa Sofia-Cervello” di Palermo per l’accertamento della responsabilità civile e l’accertamento del danno subìto dai familiari di Benedetto Vinci, la madre e le sorelle. «La tesi della corresponsabilità della struttura sanitaria nel verificarsi della morte del signor Benedetto Vinci – spiegano i difensori – è stata da sempre paventata dalla difesa dei familiari. Oggi, finalmente, seppure dopo tanti anni, l’accertamento tecnico preventivo ha confermato tale evidenza e, purtroppo, il verificarsi di una tragedia che si sarebbe potuta evitare».

             g.l.

Edited by, sabato 2 marzo 2024, ore 10,19. 

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