Con il rigetto del ricorso in Cassazione diventa definitiva la confisca dei beni, per un valore di 7 milioni di euro (foto in alto uno dei fabbricati confiscati) all’imprenditore barcellonese DOMENICO GIUSEPPE MOLINO. L’uomo, secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, avrebbe avuto rapporti di tipo familiare-affaristico con la criminalità organizzata barcellonese ed è stato condannato nell’ambito dell’operazione “Gotha 7”. Il servizio sul link Cronaca…
Con il rigetto del ricorso da parte della Cassazione diventa definitiva la confisca del patrimonio di 7 milioni di euro all’imprenditore barcellonese Domenico Giuseppe Molino, 63 anni. L’uomo, secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, avrebbe avuto rapporti di tipo familiare-affaristico con la criminalità organizzata barcellonese. Nel 2019 nei suoi confronti è stata emessa una condanna a 5 anni e 4 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso nell’ambito dell’operazione “Gotha 7”. La Direzione Investigativa Antimafia di Messina, nell’ottobre 2021, aveva eseguito la confisca dei beni, emessa dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Messina, sull’ingente patrimonio nella disponibilità dell’imprenditore edile. Il provvedimento scaturiva da complesse indagini economico-finanziarie condotte dalla Dia in stretto raccordo con la Procura distrettuale di Messina e confluite nella proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale formulata dal direttore della stessa Dia.
Con il procedimento scaturito dall’operazione “Gotha 7”, scattata nel gennaio 2018, è stata giudizialmente confermata, tra l’altro, la caratura criminale dell’imprenditore, condannato a 11 anni per il reato di estorsione aggravata per aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa e poi ridotta a 5 anni e 4 mesi in appello. L’attività investigativa, nell’ambito della quale diversi collaboratori di giustizia hanno indicato l’imprenditore edile quale soggetto “intraneo al gruppo mafioso dei barcellonesi”, ha permesso di accertare come le ingenti disponibilità economiche e patrimoniali accumulate da Molino nel periodo oggetto d’indagine non fossero giustificate da fonti lecite di guadagno. Tali risultanze sono state ritenute dal Tribunale di Messina come espressione di “reinvestimento dei proventi derivanti dall’attività estorsiva alla quale l’imprenditore è stato dedito con costanza”. La confisca venne confermata, nel marzo scorso, dalla Corte d’Appello di Messina e adesso diventa definitiva con il rigetto in Cassazione (Prima sezione penale) del ricorso presentato dai legali di fiducia del Molino, gli avvocati Tommaso Calderone e Sebastiano Campanella. La confisca interessa 2 imprese edili del messinese, 21 immobili situati tra la provincia di Messina e Crotone, 9 autoveicoli ed un motociclo e rapporti finanziari il cui valore complessivo è stimato in circa 7 milioni di euro.
Nella stessa indagine finirono anche la moglie di Domenico Molino e Antonino Polito, ritenuto prestanome dell’imprenditore. Molino sarebbe stato vicino al clan dei “barcellonesi” con cui avrebbe fatto affari fin dagli anni ’90. Ha anche partecipato al matrimonio del capo mafia barcellonese, Giuseppe Gullotti che ha sposato Venera Rugolo, figlia dello storico capo clan dei “barcellonesi” Francesco, ucciso nel 1986, all’inizio della faida scatenata dal clan capeggiato dall’attuale pentito Pino Chiofalo. I collaboratori di giustizia Carmelo D’Amico, Santo Gullo e Carmelo Bisognano, indicano il Molino come esponente del “Gruppo di Gala”, appartenente alla famiglia mafiosa barcellonese, poi confluito nel clan D’Amico. Il suocero e il cognato di Molino sono stati coinvolti in diversi procedimenti penali anche per reati in materia di droga ed estorsione.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, venerdì 22 settembre 2023, ore 12,05.