La Corte d’Appello di Messina ha completamente ribaltato la sentenza di primo grado, per maltrattamenti familiari e lesioni, nei confronti di S.N., 37 anni, di Naso. L’uomo, in primo grado, era stato condannato a 2 anni e 10 mesi di reclusione ma in appello, difeso dall’avvocato CARMELO PORTALE (foto in alto), è stato assolto con la formula più ampia, “perché il fatto non sussiste”. Il servizio…
Giuseppe Lazzaro, da Gazzetta del Sud
La Corte d’Appello di Messina (presidente Carmelo Blatti, consiglieri Bruno Sagone e Daria Orlando) ha completamente ribaltato la sentenza di primo grado, per maltrattamenti familiari e lesioni, nei confronti di S.N., 37 anni, residente a Naso. L’uomo, appena il 21 novembre dello scorso anno, era stato condannato a 2 anni e 10 mesi di reclusione ma in appello, difeso dall’avvocato Carmelo Portale, è stato assolto con la formula più ampia, “perché il fatto non sussiste”. Nel contempo sono state revocate le statuizioni civili stabilite in primo grado nei confronti dei familiari con in testa la ex moglie dell’imputato, G.T.C., 40 anni, nata a Messina, assistita dall’avvocato Antonella Maddalena mentre per la parte offesa, nella qualità di genitore esercente la responsabilità sui quattro figli minori della coppia, ha assistito l’avvocato Cristina Manfredi Gigliotti. Al termine della requisitoria il sostituto procuratore generale Giuseppe Costa aveva chiesto la conferma della condanna. I fatti contestati sarebbero accaduti tra Naso e Capo d’Orlando – come si legge nel capo di imputazione – dal dicembre 2013 al 26 marzo 2016. In particolare l’imputato era stato accusato di avere maltrattato l’allora moglie ed i figli minori che, all’epoca, avevano rispettivamente 7, 6, 5 e 3 anni, in particolare percuotendo reiteratamente i piccoli con schiaffi, morsi e pizzicotti e minacciandoli per imporre “la propria autonomia in maniera indiscussa”. E ancora, umiliando la moglie con insulti e minacce di morte verbali nonché lanciandole suppellettili e sino a quando la donna non decideva, il 23 marzo 2016, di interrompere il rapporto coniugale. E inoltre, il 24 gennaio 2016 come da referto del pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Agata Militello, l’uomo avrebbe provocato una ferita lacero-contusa al cuoio capelluto a uno dei quattro figli medicata con tre punti di sutura dopo avergli sbattuto la testa contro lo spigolo di un muro. Tutte accuse cadute però in secondo grado perché non è emersa la prova della sussistenza dei fatti contestati.
Edited by, venerdì 22 settembre 2023, ore 10,49.