A gennaio il sequestro dei beni, per oltre 7 milioni di euro, eseguito dalla guardia di finanza, adesso un nuovo sequestro, per oltre 5,5 milioni, disposto dalla Procura della Corte dei conti. Nel mirino, per truffa all’Unione europea, l’azienda agricola PUCCIA di Geraci Siculo, nelle Madonie (foto in alto dal profilo Facebook). Il servizio sul link Sicilia News…
A gennaio l’indagine della guardia di finanza di Palermo aveva portato al sequestro di oltre 7 milioni di euro nei confronti dell’azienda agricola Puccia di Geraci Sicula, nelle Madonie. L’azienda ha realizzato un complesso zootecnico con mattatoio a Polizzi Generosa ma, secondo l’accusa, frodando l’Unione europea. Adesso è scattato un nuovo sequestro di oltre 5 milioni e mezzo disposto dalla Procura della Corte dei conti diretta da Pino Zingale. Un sequestro conservativo per il danno erariale che sarebbe stato provocato dalla presunta truffa contestata per ottenere erogazioni pubbliche, gonfiando le spese con fatture inesistenti ed operazioni inesistenti.
La Procura contabile, oltre al decreto di sequestro, ha notificato un invito a dedurre nei confronti di Santi Giaconia, attuale rappresentante legale della Agricola Puccia srl e Bartolo Giaconia, in qualità di amministratore unico svolto dall’aprile del 2013 al dicembre del 2015. Il sequestro conservativo di terreni, immobili e fabbricati e quote societarie. Il provvedimento di sequestro è stato eseguito dalla guardia di finanza.
L’attività della Procura della Corte dei conti nasce proprio dalle indagini condotte dai militari del Nucleo di polizia economico- finanziaria di Palermo, guidati dal colonnello Gianluca Angelini, che avevano visto coinvolti i vertici dell’azienda. Queste hanno riguardato i contributi a fondo perduto, di origine europea e nazionale, per circa 5,5 milioni di euro, concessi a una società dalla Regione Siciliana nell’ambito Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013. Secondo quanto ricostruito, gli indagati avrebbero realizzato un meccanismo con il quale avrebbero gonfiato le spese oggetto dei contributi pubblici con una falsa attestazione sulla data di conclusione dei relativi programmi di investimento. Il costo dei beni rendicontati alla Regione sarebbe aumentato, secondo l’accusa, con un giro di fatture emesse da diverse società distinte tra loro ma, di fatto, riconducibili a un unico gruppo imprenditoriale. Si tratterebbe di “passaggi” solamente cartolari tra più società che avrebbero fatto aumentare artificiosamente il costo finale dell’investimento documentato alla Regione Siciliana.
g.l.
Edited by, giovedì 17 agosto 2023, ore 20,00.