In riforma della sentenza di condanna a 2 mesi, dopo sei mesi la Corte d’Appello di Messina (foto in alto Palazzo Piacentini) ha assolto una donna domiciliata a Patti accusata di violenza privata. Il servizio…
La Seconda sezione penale della Corte d’Appello di Messina (presidente Bruno Sagone, consiglieri estensori Maria Teresa Arena e Daria Orlando), riformando la sentenza emessa dal giudice monocratico del Tribunale di Patti il 21 ottobre 2022, ha assolto una donna, domiciliata a Patti, accusata di violenza privata, difesa dall’avvocato Salvatore Benedetti. E’ finito così il processo per una vicenda verificatasi a Patti dal 2016 al 2017. Secondo l’accusa si contestava all’imputata il reato di getto pericoloso di cose (dichiarato prescritto dal Tribunale di Patti) e di violenza privata, uniti dal vincolo della continuazione. L’imputata, in tempi diversi, ed in esecuzione del medesimo disegno criminoso, era accusata di gettare dal proprio balcone, nei luoghi di uso comune di una palazzina sita a Patti, cose atte ad offendere o imbrattare o molestare le cinque persone offese, tutte costituite parti civili con l’avvocato Maria Rita Mondello. Quanto all’accusa di violenza privata la donna, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, mediante violenza consistita nelle stesse e ripetute condotte di cui al capo a), costringeva le persone offese a rimanere all’interno del seminterrato della loro abitazione – sito sotto l’abitazione dell’imputata – fino all’arrivo del personale 118, gettando dal proprio balcone ed in particolare delle persone offese, oggetti contundenti e liquidi dannosi e corrosivi. Fatti accertati in Patti il 4 ottobre 2016.
Il reato di getto pericolo di cose è stato dichiarato prescritto dal Tribunale di Patti mentre per il reato di violenza privata la donna, in primo grado, era stata condannata a 2 mesi di reclusione, oltre al risarcimento del danno a favore delle cinque parti civili costituite e alla rifusione delle spese processuali. Per la Seconda sezione penale della Corte di Appello, “premesso che può ritenersi provato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che vada identificata nell’imputata la persona che la sera del 4 ottobre 2016 versò ripetutamente acqua dal proprio balcone, ad avviso della Corte detta condotta, seppur riprovevole e contraria alle norme di comportamento che dovrebbero caratterizzare i rapporti di vicinato, non può configurarsi idonea a configurare il reato di violenza privata poiché carente dell’elemento oggettivo”.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, venerdì 14 aprile 2023, ore 14,49.