La Corte d’Appello di Messina ha dichiarato inammissibile l’appello presentato da due testimoni, di Rocca di Capri Leone, es
escussi durante il processo di primo grado per l’omicidio del meccanico ANDREA BRUNO, ucciso l’11 febbraio 2013. I due, GIUSEPPE ARCODIA PIGNARELLO e ALESSIO ANTONUCCIO, sono stati accusati di calunnia e falsa testimonianza contro l’allora comandante della Stazione dei carabinieri di Rocca (foto in alto) GIUSEPPE SCHILLACI. Pur tuttavia è sopravvenuta la prescrizione ma si andrà in sede civile per i danni subiti dal sottufficiale, parte civile con l’assistenza dell’avvocato ALESSANDRO NESPOLA. Il servizio…
Giuseppe Lazzaro, da Gazzetta del Sud
La Corte d’Appello di Messina (presidente Alfredo Sicuro, a latere Lino e De Rose), ha dichiarato inammissibile l’appello presentato da Giuseppe Arcodia Pignarello, 27 anni, originario di Maniace, difeso dall’avvocato Giuseppe Costanzo Piccinino e rigettato quello proposto da Alessio Antonuccio, 31 anni, originario di Palermo, assistito dall’avvocato Bernardette Grasso. Si tratta dei due giovani di Rocca di Capri Leone, condannati in primo grado per calunnia e falsa testimonianza nell’ambito delle indagini che seguirono all’omicidio del giovane meccanico Andrea Oberdan Bruno, avvenuto a coltellate nell’androne della sua abitazione a Rocca, la mattina dell’11 febbraio 2013. La Corte d’Appello tuttavia, rilevando che per la calunnia e la falsa testimonianza contestate agli imputati era maturata la prescrizione ad agosto del 2022, in parziale riforma della sentenza di condanna di primo grado, hanno dichiarato il non doversi procedere per essersi appunto tali reati estinti per intervenuta decorrenza dei termini prescrizionali. La sentenza di primo grado, emessa il 21 luglio 2022 dal giudice monocratico del tribunale di Messina Rita Sergi, a 2 anni e 4 mesi per ambedue gli imputati, nel resto è stata confermata e quindi, essendo maturata la prescrizione in epoca successiva alla pronuncia, la Corte d’Appello ha tenuto ferme le statuizioni in favore della persona offesa, il luogotenente in quiescenza dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Schillaci, al tempo dell’omicidio comandante della Stazione di Rocca di Capri Leone, costituitosi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Alessandro Nespola e condannato gli imputati a rifondere alla stessa anche le spese del giudizio di gravame. Il sottufficiale, originario di Caronia, potrà adesso agire in sede civile per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa delle calunniose accuse rivoltegli dall’Arcodia Pignarello e dall’Antonunccio durante il processo celebratosi in Corte d’Assise a Messina contro Sebastian Oriti, condannato definitivamente a 24 anni, per l’uccisione del Bruno. I due imputati, escussi quali testimoni all’udienza del 22 dicembre 2014, negavano alcune circostanze riferite in fase di indagine ai carabinieri ed asserivano che, quanto trascritto nel verbale di sommarie informazioni testimoniali, era stato travisato dal comandante Schillaci il quale poi faceva rileggere ai dichiaranti un documento diverso da quello in seguito da loro sottoscritto. La Corte d’Assise non credeva alla deposizione resa in dibattimento dall’Arcodia Pignarello e dall’Antonuccio e disponeva la trasmissione degli atti alla Procura affinché si valutasse di procedere contro i due giovani per i reati di falsa testimonianza e di calunnia posti in essere al fine di favorire l’imputato dell’omicidio Oriti. La richiesta della Corte veniva accolta e il pm, il 7 novembre 2020, avanzava richiesta di rinvio a giudizio che il Gup del Tribunale di Messina, il 12 maggio 2021, accoglieva disponendo l’avvio del processo.
Edited by, sabato 1 aprile 2023, ore 8,54.