Pizzo, droga e armi da guerra ma anche il controllo sul Comune: oltre 200 carabinieri impegnati stamane nell’operazione “TERRA BRUCIATA” contro i SANGANI, clan di Randazzo, comune in provincia di Catania a pochi chilometri dal confine con quello di Messina, legato ai LAUDANI. Uno dei capi aveva chiamato i propri cani Messina e Denaro in omaggio al super latitante di Castelvetrano. 21 le persone arrestate (nel servizio tutti i nomi), ad altre 13 notificato l’avviso di conclusione indagini. Coinvolti anche i vertici del Comune: il sindaco (rieletto a giugno) FRANCESCO GIOVANNI EMANUELE SGROI (foto in alto) e il presidente del consiglio comunale CARMELO TINDARO SCALISI…
GIUSEPPE LAZZARO
Un’operazione, detta “Terra Bruciata”, da oltre 200 militari. Nelle prime ore del mattino, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, i carabinieri hanno eseguito nelle province di Catania, Cagliari e Riccione un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 21 persone indagate per associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni, aggravati dal metodo mafioso. Nei confronti di altri 13 individui, invece, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini.
Decisive le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Porto (che ha confermato la presenza storica del gruppo sul territorio). Gli investigatori hanno monitorato le evoluzioni delle dinamiche del clan Laudani, anche noti come “mussi ‘i ficurinia”, individuandone l’attuale “responsabile per l’area di Randazzo”, ovvero Salvatore Sangani, detto Turi, referente di zona per Paolo Di Mauro, deceduto nel corso dell’indagine e figura apicale, finché in vita, dei Laudani per l’intera fascia jonico-etnea. Turi Sangani, a partire dal febbraio 2008, appena riacquistata la libertà, sostituendosi al fratello Oliviero (detenuto per omicidio plurimo), avrebbe impresso nuovo slancio alle attività criminali, incrementando, in particolare, sia le estorsioni ai danni di imprenditori locali, sia il traffico di sostanze stupefacenti. Nella quotidiana gestione delle attività illecite avrebbe costantemente adottato particolari cautele per evitare che le sue conversazioni potessero essere ascoltate dalle forze dell’ordine, come l’utilizzo di una rete telefonica riservata, caratterizzata da utenze intestate a ignari cittadini extracomunitari, sostituite di frequente. E ancora, il ricorso a nomi in codice per indicare le sedi, di volta in volta diverse, deputate alla trattazione delle varie questioni di interesse del clan, che doveva avvenire esclusivamente in presenza. In quelle occasioni Sangani avrebbe sempre imposto ai suoi interlocutori di non portare i cellulari al seguito. In un quadro così articolato, avrebbero rivestito un ruolo di particolare rilievo sia i figli di Sangani, Francesco e Michael, sia suo nipote, Samuele Portale. Quest’ultimo, in qualità di braccio destro dello zio Turi, evitando l’esposizione diretta dello stesso nella gestione degli affari illeciti della “famiglia” relativi agli approvvigionamenti degli stupefacenti, avrebbe mantenuto in particolare i contatti con altre organizzazioni.
Le indagini avrebbero, inoltre, hanno fatto emergere, in occasione delle elezioni amministrative del Comune di Randazzo nel 2018, anche le interferenze del gruppo sull’amministrazione comunale e, in particolare, su tre rappresentanti attuali e passati del Comune, ovvero Francesco Giovanni Emanuele Sgroi, all’epoca delle indagini e tuttora sindaco in carica (è stato rieletto nel giugno scorso), Carmelo Tindaro Scalisi (foto sotto), prima consigliere comunale e ora presidente del consiglio comunale e Marco Crimi Stigliolo, consigliere comunale nella precedente amministrazione, sempre guidata dal sindaco Sgroi.
Il clan prosperava con le estorsioni ai danni di imprenditori del catanese, un fiorente traffico di cocaina, hashish e marijuana, gestito direttamente da Portale e dai figli di Turi Sangani ma anche un ingente traffico illecito di armi, anche da guerra, costituenti un vero e proprio arsenale, custodite da Marco Portale (fratello di Samuele). Degno di nota poi il controllo, capillare e asfissiante, ai danni di solide attività economiche, anche attraverso l’imposizione di assunzioni di alcuni sodali del clan in quelle ditte. Le estorsioni, che servivano al mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti, sarebbero state eseguite da soggetti insospettabili, apparentemente del tutto estranei all’organizzazione criminale ma chiaramente percepiti dalle vittime come mandati dal clan. In alcuni casi la richiesta estorsiva veniva “annunciata” dal sodalizio attraverso il posizionamento di una bottiglia contenente liquido infiammabile all’esterno dell’attività commerciale, accompagnata da un pizzino con la scritta: “cercati l’amico buono”. Al riguardo i carabinieri hanno intercettato un esattore insospettabile che aveva appena riscosso circa 4.000 euro da un imprenditore randazzese. Quest’ultimo, in passato, era già stato vittima di pressanti richieste e di una serie di danneggiamenti.
Nel corso delle investigazioni i carabinieri hanno effettuato 15 arresti in flagranza di reato, in una circostanza per “detenzione illegale di numerose armi e munizioni anche da guerra” e nelle altre quattordici occasioni per “detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti”. A testimonianza dell’indice di mafiosità delle persone coinvolte uno degli arrestati, Samuele Portale, aveva chiamato i suoi due cani Messina e Denaro, con chiaro riferimento al super latitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro.
Ai 21 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere si aggiungono 13 persone nei confronti delle quali sarà notificato l’avviso di conclusione delle indagini.
Persone destinatarie della misura
CUSTODIA IN CARCERE:
SANGANI Salvatore, detto Turi, nato a Randazzo (CT) il 03/08/1964;
SANGANI Francesco, detto Paolo, nato a Taormina (ME) il 16.03.1986;
PORTALE Samuele, nato a Catania il 21.06.1988;
PAGANO Pietro, detto Piero, nato a Bronte (CT) il 25.04.1981;
LO GIUDICE Vincenzo, detto “mastro”, nato a Randazzo il 22.08.1965;
FARINA Giovanni, nato a Randazzo il 05.07.1985;
CRASTÌ SADDEO Salvatore, detto “u niuru”, nato a Randazzo (CT) il 11.05.1976;
SANGANI Michael, nato a Bronte (CT) il 04.01.1995;
PORTALE Marco, nato a Bronte (CT) il 24.04.1982;
GULLOTTO Francesco, detto Ciccio, nato a Catania il 05.11.1977;
ROSTA Fabrizio, detto “panzerotto”, nato a Bronte (CT) il 14.08.1991;
GULLOTTO Vincenzo, detto “breakdance”, nato a Bronte (CT) il 11.01.1974;
COSTANZO ZAMMATARO Giuseppe, detto “Pippo u’ pazzu”, nato ad Acireale (CT) il 26.03.1963;
SCIAVARELLO Giuseppe, nato a Catania il 21.02.1980;
MANGIONE Alfredo, detto “u’ cumpari”, nato a Randazzo il 12.05.1968;
CAMARDA Daniele, detto “parillitta”, nato a Bronte (CT) il 01.12.1970;
BONFIGLIO Salvatore, detto Turi, nato a Bronte (CT) il 05.09.1990;
RUSSO Salvatore, nato a Bronte (CT) il 23.03.1996;
CANTALI Christian, detto “San Martino”, nato a Taormina (ME) il 16.09.1997;
RAPISARDA Francesco, detto “ciccio ninfa”, nato a Catania il 13.03.1975;
LUPICA TONNO Antonino, detto Nino, nato a Bronte (CT) il 27.02.2001.
I soggetti nati a Bronte sono tutti residenti a Randazzo.
Edited by, mercoledì 26 ottobre 2022, ore 12,15.