SALUTE&BENESSERE: LA DIETA MIMA DIGIUNO E L’ALZHEIMER

E’ un po’ complesso e va approfondita compiutamente la lettura del settimanale servizio che la dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, cura per la rubrica “Salute&Benessere”. Il tema è “La dieta mima digiuno e l’Alzheimer”…

La dieta mima digiuno è l’ultima scoperta in fatto di nutrizione. Questo programma dietetico è stato ideato dal professor Valter Longo, ricercatore in biochimica e neurobiologia, professore di Biogerontologia all’University of Southern California e direttore del programma di Oncologia e longevità dell’IFOM (Istituto di Oncologia Molecolare di Milano), che ha dedicato la sua intera carriera alla sperimentazione delle terapie anti-invecchiamento.

L’obiettivo della dieta mima digiuno è proprio questo: permettere alle cellule di rigenerarsi e proteggere l’organismo dall’obesità e dalle altre malattie croniche legate all’invecchiamento.

La dieta mima digiuno sarebbe quindi un regime alimentare e uno stile di vita volto a migliorare le proprie condizioni di salute.

Questo obiettivo sembra proprio essere centrato ed è stato recentemente confermato da uno studio pubblicato sulla rivista Cell Reports.

Secondo tale studio, brevi cicli di una dieta che imita il digiuno sembrano ridurre i segni dell’Alzheimer.

Gli studiosi della University of Southern California “Leonard Davis School of Gerontology”, in collaborazione con le Università di Genova e Perugia, hanno scoperto che i topi che avevano seguito diversi cicli di una dieta mima-digiuno mostravano livelli più bassi di due principali segni distintivi della malattia: la beta amiloide e la proteina tau iperfosforilata, responsabili delle manifestazioni cerebrali tipiche dell’Alzheimer.

Gli scienziati hanno anche scoperto che l’infiammazione cerebrale diminuiva e che il protocollo alimentare migliorava le prestazioni nei test cognitivi rispetto ai topi alimentati con una dieta standard.

Lo studio ha indicato specificamente il “superossido” del radicale libero come il principale responsabile del danno che si verifica con il morbo di Alzheimer.

Per validare i risultati della ricerca di base, è stato inaugurato uno studio clinico, ancora in corso, con 40 pazienti, che ha coinvolto ricercatori italiani dell’Unità operativa di Geriatria del Policlinico San Martino di Genova e dell’Ospedale di Perugia.

Si tratta di uno studio clinico di fase 1 sulla dieta che imita il digiuno in pazienti con diagnosi di decadimento cognitivo lieve o morbo di Alzheimer lieve. Analizzando i dati attualmente disponibili, si evidenziano eventi avversi di lieve o moderata intensità e l’aderenza alla dieta risulta piuttosto soddisfacente.

La dieta mima digiuno può essere fatta più volte durante l’anno volte e dura solamente 5 giorni. In cosa consiste?

Essa consiste nel fare 5 giorni di parziale digiuno, ripetendo il procedimento ogni 3 o 6 mesi. Prima di sottoporsi a questa dieta si devono fare degli accertamenti medici per verificare lo stato generale di salute.

Tecnicamente, col mima digiuno, il primo giorno si consumano 1000 kilocalorie che si suddividono tra carboidrati, grassi e proteine.

Nei seguenti 4 giorni le kilocalorie si riducono a 750, con un aumento dei carboidrati e una diminuzione di grassi e proteine.

La dieta mima digiuno potrebbe avvicinarsi a una dieta vegana, anche se può essere previsto il consumo di pesce.

Una delle regole da tenere presente è quella di concentrare l’assunzione di cibo nelle prime 8 ore della giornata e cenare il prima possibile, basandosi anche sulla dieta del segnale che prevede la colazione come il pasto principale della giornata che serve per attivare l’intero organismo dopo aver dormito.

Terminati questi 5 giorni, il paziente può tornare alla sua routine alimentare normale, cercando di evitare comunque l’eccessivo consumo di carni rosse, zuccheri e carboidrati.

Altro dato da evidenziare è che i ricercatori hanno appurato che la dieta mima digiuno influenza le persone che la seguono nella scelta degli alimenti, poiché spesso iniziano a comprare cibi più sani, senza zuccheri raffinati.

Unica raccomandazione è quella di affidarsi a professionisti qualificati perché anche questa, come molti regimi alimentari “particolari” può avere delle gravi controindicazioni.

Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.

Isabella Salvia

I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.

Edited by, venerdì 21 ottobre 2022, ore 17,03. 

 

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