Omicidio-Alfano: Rigettata la richiesta, nessun processo di revisione

La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria ha rigettato la richiesta di revisione del processo, avanzata da GIUSEPPE GULLOTTI (foto in alto), considerato il capo del clan dei “Barcellonesi”, per l’omicidio del docente e giornalista BEPPE ALFANO, ucciso a Barcellona l’8 gennaio 1993. Restano definitive le condanne a 30 anni dello stesso Gullotti considerato il mandante e a 21 anni e 6 mesi per ANTONINO MERLINO, di Merì, ritenuto l’esecutore materiale del delitto…

Non ci sarà un processo di revisione sull’omicidio di Beppe Alfano, il docente di educazione tecnica e giornalista, corrispondente del quotidiano La Sicilia, ucciso la sera dell’8 gennaio 1993 sotto la sua abitazione di via Guglielmo Marconi a Barcellona Pozzo di Gotto. Quindi restano definitive, così come sentenziato, in due procedimenti diversi dalla Cassazione a suo tempo, le pene per Giuseppe Gullotti, a 30 anni di reclusione, accusato di essere il mandante del delitto e, a 21 anni e mezzo, del carpentiere di Merì Antonino Merlino, imputato quale killer. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria che ha anche disposto la condanna del ricorrente, che era lo stesso Gullotti ritenuto il capo della cosca dei “Barcellonesi”, al pagamento delle spese processuali, in 2.000 euro, in favore delle costituite parti civili, la moglie del giornalista Mimma Barbaro ed i figli Sonia, già europarlamentare, Francesco e Fulvio Alfano.

Beppe Alfano (foto sopra), attraverso i suoi pezzi, a volte anche inchieste giornalistiche su La Sicilia ed in occasione di interventi pubblici, aveva scoperchiato il malaffare tra mafia e poteri forti di Barcellona Pozzo di Gotto e dintorni nonchè estorsioni, irregolarità nell’assegnazione di appalti pubblici, traffici di droga e armi. Adesso resta il procedimento aperto dalla Dda di Messina sui gravissimi depistaggi con i quali si è tentato di occultare la motivazione dell’omicidio-Alfano. Inizialmente, per aggirare la pista mafiosa, erano fatte circolare voci e indiscrezioni in giro sostenendo che l’uccisione del cronista riguardava debiti insoluti giocando a carte o motivi di cuore per altre donne ma per le quali neanche un indizio è mai saltato fuori.

In precedenza la Cassazione aveva rigettato la richiesta di Antonino Merlino di revisione: inizialmente condannato, il carpentiere di Merì si era visto annullare la sentenza con rinvio dalla Cassazione e venne fatto un altro processo concluso con i 21 anni e mezzo definitivi: per l’accusa a sparare fu lui.  

          Giuseppe Lazzaro

Edited by, venerdì 1 aprile 2022, ore 14,09. 

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