Il Gip del Tribunale di Patti EUGENIO ALIQUO’, accogliendo la richiesta del pm ALICE PARIALO’, ha archiviato il procedimento a carico dell’ex sindaco di Capo d’Orlando ENZO SINDONI (foto in alto a sx) e degli imprenditori e congiunti ANTONIO e ANDREA (foto in alto a dx) PATERNITI ISABELLA. Una vicenda che risaliva al 2015 su presunte irregolarità nella gestione dei rifiuti. A luglio scorso erano state depositate le motivazioni della Cassazione che aveva annullato, senza rinvio, la richiesta di misure cautelari…
E’ stato archiviato il procedimento a carico dell’ex sindaco di Capo d’Orlando Enzo Sindoni e degli imprenditori Antonio e Andrea Paterniti Isabella (ex vice sindaco, assessore e consigliere comunale), rispettivamente padre e figlio, scaturito da un’indagine della guardia di finanza della Tenenza di Capo d’Orlando su presunte irregolarità nella gestione dei rifiuti risalente al 2015. Dopo che la Corte di Cassazione aveva escluso i gravi indizi di colpevolezza, a seguito del ricorso dei legali della difesa, il sostituto procuratore di Patti Alice Parialò ha chiesto al Gip Eugenio Aliquò di voler disporre l’archiviazione. Richiesta accolta dal giudice e caso chiuso.
Era stata la guardia di finanza, nel 2018, ad avviare le indagini, focalizzando l’attenzione su presunte irregolarità nelle ordinanze con le quali era stato disposto il servizio di raccolta dei rifiuti e nelle pur modeste sponsorizzazioni all’Orlandina Basket che aziende legate al gruppo Paterniti avevano effettuato. Furono così indagati l’ex sindaco Enzo Sindoni, i due imprenditori Paterniti Isabella, il tecnico comunale, ingegnere Michele Gatto, Francesco Micalizzi, il direttore generale dell’Orlandina Basket Francesco Paolo Venza, Pietro Carbona e Lorella Lazzaro.
A seguito delle indagini delle Fiamme Gialle, il sostituto procuratore Alice Parialò aveva chiesto al Gip gli arresti domiciliari per Sindoni, i due Paterniti Isabella e Gatto e per gli altri il divieto di dimora a Capo d’Orlando. Il gip del tribunale di Patti, il 17 marzo 2020, fu di diverso avviso, ritenendo insussistenti i gravi indizi di colpevolezza. A questo punto la Procura di Patti presentò appello ed il Tribunale del Riesame di Messina lo accolse ma solo per Sindoni e i due Paterniti Isabella, disponendo di aggravare le misura, includendo anche la modalità del braccialetto elettronico; esclusi invece gli altri indagati, per i quali non sussistevano le esigenze cautelari.Si arrivò al ricorso in Cassazione, presentato dagli avvocati Carmelo Occhiuto e Maria Americanelli per Sindoni e dall’avvocato Francesco Pizzuto per i due Paterniti Isabella, rappresentati in avanti alla Suprema Corte anche dagli avvocati Giulia Bongiorno e Paola Balducci. La Cassazione, il 2 marzo 2021, accolse i ricorsi, annullando senza rinvio e confermando quanto già ribadito dal Gip di Patti: non c’erano gravi indizi di colpevolezza, valutando l’ordinanza gravemente carente e basata su argomentazioni generiche ed illogiche. E la Suprema Corte evidenziava che non risultavano peculiarità nella gestione del comune di Capo d’Orlando e segnalando anche per altri Comuni apparendo una frequente modalità per affrontare difficoltà concrete nel settore della raccolta dei rifiuti.
LE MOTIVAZIONI DELLA CASSAZIONE
Ripubblichiamo le motivazioni della Cassazione sulla vicenda e depositate a fine luglio 2021.
Le motivazioni hanno del clamoroso dichiarando l’ordinanza “gravemente carente poiché del tutto assertiva” e basata su “argomentazioni generiche ed illogiche” con “argomenti del tutto generici per i quali manca la prospettata prova positiva” “sostenuta in termini assertivi sulla scorta di dati del tutto ambigui”, facendo con ciò riferimento agli elementi forniti ai magistrati dalla Fiamme Gialle di Capo d’Orlando. Nello specifico, in riferimento alle ipotizzate anomalie attenzionate dagli investigatori, la Suprema Corte richiama la sentenza 2610 del 2015 con la quale il Consiglio di Stato aveva ritenuto corrette le ordinanze, e sancisce che “non risultano una peculiarità della gestione del Comune di Capo d’Orlando ma sono state segnalate anche per altri Comuni apparendo una frequente modalità per affrontare difficoltà concrete nel settore della raccolta dei rifiuti”. In conclusione la Corte di Cassazione disponeva l’annullamento dell’ordinanza del TdR di Messina perché “non individua elementi significativi”, “non tiene conto degli elementi che la difesa aveva indicato”, e per “la palese fondatezza dei motivi dei ricorrenti riferiti alle esigenze cautelari” aggiungendo che “non si palesa alcuna possibilità di esito favorevole di un nuovo giudizio” mentre sulla custodia cautelare evidenzia che il Riesame utilizza “un argomento del tutto irrilevante” ed “espressioni che non sono fondate da alcun elemento concreto”.
Giuseppe Lazzaro
Edited by, martedì 22 marzo 2022, ore 11,33.