Puntualmente, come avviene a ogni inizio marzo da cinque anni, da quando è stata istituita su Gl Press la rubrica “Salute&Benessere”, curata dalla dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, viene affrontato il tema con la concomitante Giornata Mondiale dell’Obesità che cade proprio nell’odierno 4 marzo. Un aggiornamento annuale della situazione dove prevenire è importante e, con la prevenzione, evitare 340.000 morti in tutta Europa (questa la media attuale)…
Consapevolezza e azione! E’ arrivato il momento che ciascuno agisca! “Every body to act”: è questo, infatti, il messaggio lanciato dalla World Obesity Federation proprio nella giornata odierna, 4 marzo 2022. Un invito a passare dalla consapevolezza ai fatti per prevenire e affrontare una malattia che ogni anno causa 340 mila morti in Europa, è associata ad altre malattie croniche non trasmissibili ed è un fattore predittivo per lo sviluppo di complicanze, anche fatali, da Covid-19.
Il World Obesity Day nasce perchè il tema dell’obesità interessa 800milioni di persone in tutto il mondo, con una previsione di crescita per quella infantile del 60% nel prossimo decennio, raggiungendo i 250 milioni di bambini entro il 2030. Anche l’Italia vive una vera e propria emergenza poiché, secondo i dati pubblicati dall’Istat, l’obesità riguarda un adulto su 10 e un bambino su 3 nella fascia di età che va da 0 a 8 anni.
E se tra smart working, restrizioni imposte dal lockdown e maggiore tendenza a dedicarsi alla cucina il 44% degli italiani è aumentato di peso a causa delle serrate legate al Covid, per le persone obese il 54% ha registrato un aumento medio di 4 kg sulla bilancia.
Consapevolezza perchè purtroppo, l’assioma il paziente obeso è obeso perchè mangia è ancora adottato da molti addetti al settore medico, ma è vero il contrario: il paziente obeso mangia perchè è obeso.
L’obesità è una condizione ampiamente prevenibile e modificabile attraverso l’adozione di un’alimentazione equilibrata, associata a una moderata attività fisica.
“L’obesità non è determinata dalla cattiva volontà dei pazienti ma da alterazioni metaboliche geneticamente determinate che comportano riduzione della spesa energetica, aumento dell’appetito e riduzione del senso di sazietà solo parzialmente controllabili dalla volontà”.
È proprio questo il pensiero che l’Associazione Medici Endocrinologi (Ame) esprime oggi, a un anno di distanza da quando la Comunità Europea ha riconosciuto l’obesità come malattia cronica.
“In seguito all’assunzione di un pasto, nel soggetto magro si verifica un aumento degli ormoni della sazietà – spiega Franco Grimaldi presidente di Ame – nell’obeso una riduzione e pertanto non è sorprendente, che il soggetto obeso continui a mangiare. Ciò indica che, così come accade al paziente diabetico, che non diventa diabetico per sua scelta ma per alcune alterazioni metaboliche geneticamente determinate, l’obesità è la conseguenza di una complessa interazione tra un ambiente obesogeno ed una predisposizione genetica. Nessun diabetico sceglie di diventarlo e neanche il paziente con obesità”.
A tutt’oggi, ciò nonostante, la maggior parte dei pazienti obesi si ritiene responsabile del proprio stato senza aver cognizione che quando mangia non lo fa per sua libera scelta ma sotto l’influenza di ormoni che non ha scelto di avere. “Anni di accuse, di giudizi e di pregiudizi – aggiunge Marco Chianelli, coordinatore della Commissione Ame Obesità e Metabolismo – hanno convinto il paziente con obesità di essere pigro, reticente e privo di forza di volontà determinando lo stigma dell’obesità questi pazienti hanno una caratteristica non comune alle altre patologie croniche: si sentono in colpa per essere malati e soprattutto si sentono responsabili. Nessun paziente iperteso – continua – si sente in colpa per esserlo. Il paziente obeso sì, e ciò contribuisce a generare problematiche psicologiche che impattano notevolmente sulla qualità della vita e non solo”.
Non si tratta di un pregiudizio diffuso solamente nell’opinione pubblica, ma anche nella comunità medica con possibili ricadute nella cura e nell’assistenza dei pazienti obesi. “Purtroppo l’assioma ‘il paziente obeso, è obeso perché mangia, è ancora adottato da molti medici, anche da alcuni specialisti – denuncia Chianelli – dobbiamo far capire alla comunità medica e ai pazienti che è vero il contrario: il paziente obeso mangia perché è obeso. Solo allora – continua – potremo condurre il paziente con obesità in un percorso difficile ma possibile, che dura tutta la vita, come nel caso del diabete, dell’ipertensione e di molte altre malattie croniche”.
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 4 marzo 2022, ore 17,01.