Nella puntata numero 227 della nostra rubrica del venerdì di grande seguito “Salute&Benessere” la dottoressa ISABELLA SALVIA, nutrizionista con studio in Torrenova ed esperta di medicina in generale, tratta un argomento delicato e sempre di forte attualità: il diabete e le conseguenze sui vari organi…
E’ cosa nota che il diabete sia una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina. Ricordiamo che l’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno.
Sappiamo bene come il diabete può determinare complicanze acute o croniche. Le complicanze acute sono più frequenti nel diabete tipo 1 e sono in relazione alla carenza pressoché totale di insulina.
Nel diabete tipo 2 le complicanze acute sono piuttosto rare, mentre sono molto frequenti le complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici. Un esempio sono:
- la retinopatia diabetica, ovvero un danno a carico dei piccoli vasi sanguigni che irrorano la retina, con perdita delle facoltà visive. Ricordiamo anche che le persone diabetiche hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie oculari come glaucoma e cataratta;
- la nefropatia diabetica, cioè una riduzione progressiva della funzione di filtro del rene che, se non trattata, può condurre all’insufficienza renale fino alla necessità di dialisi e/o trapianto del rene;
- le malattie cardiovascolari, con il rischio che in questi soggetti è da 2 a 4 volte più alto che nel resto della popolazione causando, nei Paesi industrializzati, oltre il 50% delle morti per diabete. Questo induce a considerare il rischio cardiovascolare nel paziente diabetico pari a quello assegnato a un paziente che ha avuto un evento cardiovascolare;
- la neuropatia diabetica, che è una delle complicazioni più frequenti e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e che si manifesta a livelli diversi nel 50% dei diabetici. Può causare perdita di sensibilità, dolore di diversa intensità e danni agli arti, con necessità di amputazione nei casi più gravi. Può comportare disfunzioni del cuore, degli occhi, dello stomaco ed è una delle principali cause di impotenza maschile;
- il piede diabetico, ovvero le modificazioni della struttura dei vasi sanguigni e dei nervi che possono causare ulcerazioni e problemi a livello degli arti inferiori, soprattutto del piede. Questo può rendere necessaria l’amputazione degli arti e statisticamente costituisce la prima causa di amputazione degli arti inferiori di origine non traumatica;
- le complicanze in gravidanza, in quanto nelle donne in gravidanza, il diabete può determinare conseguenze avverse sul feto, da malformazioni congenite a un elevato peso alla nascita, fino a un alto rischio di mortalità perinatale.
Queste conseguenze sono ormai note, ma non sono le uniche cui può andare incontro un soggetto diabetico. Gli studi continuano e si concentrano anche su altri organi come il fegato. E’ recentissimo, ad esempio, lo studio della Duke University di Durham.
Secondo la ricerca, pubblicata sul Journal of the Endocrine Society, i problemi al fegato non vengono rilevati nel 17% dei diabetici. Il gruppo di ricerca ha preso in esame la storia clinica di 228 pazienti diabetici e ha evidenziato che l’85% era stato sottoposto negli ultimi due anni a controlli del sangue per misurare i livelli di enzimi epatici, ma quasi sempre senza approfondimenti in caso di segnali di allarme.
Dall’indagine è emerso che solo per il 7% dei partecipanti che presentavano livelli di enzimi epatici anomali, ovvero un terzo del campione, era stata eseguita un’ecografia, che è il test di prima linea per diagnosticare la steatosi epatica. Inoltre, solo il 5% ha riferito di aver fatto una visita per valutare la presenza di fibrosi del fegato.
Grazie a tutto ciò possiamo ancora una volta sottolineare come l’arma migliore sia la prevenzione, specialmente in quei soggetti che hanno una familiarità per questa patologia. Una volta insorta la malattia, la terapia ha come cardine l’attuazione di uno stile di vita adeguato. Per stile di vita si intendono le abitudini alimentari, l’attività fisica e l’astensione dal fumo.
La dieta del soggetto con diabete ha l’obiettivo di ridurre il rischio di complicanze del diabete e di malattie cardiovascolari attraverso il mantenimento di valori di glucosio e lipidi plasmatici e dei livelli della pressione arteriosa il più possibile vicini alla normalità.
In linea di massima, si raccomanda che la dieta includa carboidrati non inferiori ai 130 g/giorno ma controllando che siano assunti in maniera equilibrata, attraverso la loro misurazione e l’uso alternativo. Come per la popolazione generale, si raccomanda di consumare cibi contenenti fibre. Riguardo i grassi, è importante limitare il loro apporto a <7% delle calorie totali giornaliere, con particolare limitazione ai grassi saturi e al colesterolo.
Eventuali quesiti o temi d’interesse mi potranno essere segnalati su Facebook alla pagina “Dott.ssa Isabella Salvia – Biologa Nutrizionista” o tramite WhatsApp al 320 6556820.
Isabella Salvia
I contenuti di questo articolo hanno esclusive finalità informative e divulgative, non essendo destinati ad offrire consulenza medica/nutrizionale personale. La dottoressa Isabella Salvia consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato della nutrizione (un biologo nutrizionista, un medico dietologo o un dietista) per ricevere un piano alimentare personalizzato, redatto sulla base di una diagnosi individuale, sia per soggetti sani che per le persone affette da patologie accertate.
Edited by, venerdì 21 gennaio 2022, ore 18,42.