Il collegio giudicante del Tribunale di Patti ha condannato, rispettivamente a 9 e 3 anni di reclusione, FORTUNATO CALABRO’, di Brolo e FRANCO CHIAIA, di Messina, accusati di usura nei confronti di un commerciante di calzature del luogo. Calabrò era accusato, oltre che di usura pluriaggravata in concorso, anche di estorsione e lesioni personali. Vittima nella vicenda, venuta alla luce il 14 novembre 2019, un commerciante brolese di calzature. Assolto il messinese ANDREA LA SPINA…
GIUSEPPE LAZZARO
Il collegio giudicante del Tribunale di Patti ha condannato, rispettivamente a 9 e 3 anni di reclusione, Fortunato Calabrò, 43 anni, di Brolo e Franco Chiaia, 54 anni, di Messina, accusati di usura nei confronti di un commerciante di calzature del luogo. Calabrò era accusato, oltre che di usura pluriaggravata in concorso, anche di estorsione e lesioni personali. Assolto invece, perché il fatto non sussiste, un altro imputato, il messinese Andrea La Spina mentre era già stata stralciata la posizione di un quarto imputato, sempre di Messina, Alessandro Marchese.
LA VICENDA
La stretta degli strozzini si era fatta talmente forte che il commerciante di Brolo rimastone preda, aveva pensato di togliersi la vita. Gli sembrava l’unica soluzione possibile per liberarsi di chi, in tre anni, lo aveva ridotto in povertà, continuamente minacciato, aggredito, picchiato. Poi la svolta: la vittima prende coraggio e denuncia tutto, permettendo ai carabinieri di arrestare i due usurai. La mattina del 14 novembre 2019 i carabinieri della Compagnia di Patti arrestarono Fortunato Calabrò e Franco Chiaia. L’indagine era scattata nel marzo precedente quando il commerciante, alle prese con l’ennesima esorbitante richiesta di Calabrò, che lo teneva in scacco con un prestito risalente al 2017, pretendeva la consegna di 100.000 euro. Già ridotto sul lastrico, con il negozio vuoto e quasi incapace di provvedere a se stesso, l’esercente era tornato a vivere con gli anziani genitori e pensava a vendere la propria abitazione per saldare una volta per tutte il prestito a strozzo. Per sua sfortuna, un giorno di marzo del 2019, l’uomo si trovava in auto insieme ad un altro esercente mentre passava Calabrò, che cominciava ad aggredirlo, malmenarlo, prenderlo a testate e portargli via il cellulare, dicendogli che lo regalava alla propria figlia. E’ lì che il commerciante capisce di non avere più via d’uscita e si rivolge ai carabinieri e raccontando di tre anni di incubo vero e proprio al capitano Marcello Pezzi, al tempo comandante la Compagnia di Patti. L’uomo, titolare con il fratello di un negozio all’ingrosso di calzature, attanagliato dalla crisi economica ed oberato dai debiti con le banche, a dicembre del 2016 attraverso Chiaia arriva a Calabrò, che gli consegna 50.000 euro in contanti ma da restituire con 6.500 euro al mese, ovvero il 13% di interesse mensile. Saldato il debito con gli istituti di credito, il commerciante deve però ripianare quello con Calabrò. E non ce la fa. Così nell’estate 2017 comincia l’escalation di violenza e soprusi. Calabrò pretende continuamente merce gratis, portandosi via scarpe e abbigliamento per 30.000 euro di valore. In un’altra occasione lo costringe a consegnare merce, precisamente 260 paia di scarpe, ad un negoziante messinese, che anziché pagare lui consegna interamente le 6.000 euro del valore dei colli a Calabrò. In un’altra occasione l’usuraio si impossessa di un assegno postdatato che un altro commerciante stava consegnando alla vittima, portandosi via anche una lavatrice e denaro contante. Quando la vittima ha deciso di denunciare, invece, tutto è cambiato. I carabinieri lo mettono sotto intercettazione, registrando le conversazioni con Calabrò e le minacce, e si appostano fuori dal negozio, pedinando l’usuraio e intercettando anche lui. Quando il quadro è completo e i fatti provati la Procura di Patti, guidata dal Procuratore Capo Angelo Cavallo, chiede ed ottiene dal Gip di Patti Ugo Domenico Molina l’arresto di entrambi gli usurai adesso condannati.
Edited by, venerdì 21 maggio 2021, ore 11,00.