L’omicidio di “Ninni” Rottino (agosto 2006), Mazzarrà S.Andrea: Ergastolo confermato in appello per Enrico Fumia

La Corte d’Assise d’Appello di Messina ha confermato l’ergastolo nei confronti di ENRICO FUMIA (foto in alto), accusato di omicidio. L’uomo, insieme ad ALDO NICOLA MUNAFO’ (condannato definitivamente al carcere a vita), è accusato di avere materialmente ucciso, nella notte del 22 agosto 2006 a Mazzarrà Sant’Andrea, ANTONINO “NINNI” ROTTINO, esponente di spicco del clan dei “Mazzarroti”, al tempo fedelissimo del già capo della cosca e oggi pentito CARMELO BISOGNANO…

La Corte d’Assise d’Appello di Messina (presidente Maria Pina Lazzara) ha confermato l’ergastolo, inflitto in primo grado il 3 novembre 2016, nei confronti di Enrico Fumia, accusato di omicidio. L’uomo, insieme ad Aldo Nicola Munafò, è accusato di avere materialmente ucciso, nella notte del 22 agosto 2006 a Mazzarrà Sant’Andrea, Antonino “Ninni” Rottino, esponente di spicco del clan dei “Mazzarroti”.

Fumia, per la cui conferma del carcere a vita si era espresso anche il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone a conclusione della requisitoria, era stato tirato in ballo dai pentiti Carmelo Bisognano e Santo Gullo, che lo indicarono come componente del commando che uccise il Rottino. Nello specifico Rottino era indicato come il braccio destro di Carmelo Bisognano, nel 2006 non ancora pentitosi e in carcere per scontare la condanna a 7 anni riportata nell’ambito dell’operazione “Icaro”, scattata il 29 novembre 2003. All’interno del clan dei “Mazzarroti”, proprio durante la detenzione di Bisognano, ci fu la scissione che portò al vertice Tindaro Calabrese, il Bisognano perse lo scettro di capo, Rottino gli rimase fedele e venne ucciso: questa la motivazione dell’omicidio, riportata anche nelle aule giudiziarie. Fumia, quindi, è stato condannato anche in appello e potrà ricorrere in Cassazione mentre l’altro presunto killer, Nicola Aldo Munafò, è stato condannato definitivamente all’ergastolo a seguito del giudizio della Cassazione in merito all’operazione “Vivaio” che, il 10 aprile 2008, causò la prima scossa al clan dei “Mazzarroti” e con l’arresto anche del capo, l’allevatore di Novara di Sicilia Tindaro Calabrese, da allora ristretto e, da alcuni anni al “41 bis”, il carcere duro.

           Giuseppe Lazzaro

Edited by, mercoledì 25 aprile 2018, ore 11,26. 

 

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